Questa può sembrare una domanda banale ai più. Eppure essa è la prima che dovresti farti appena ti affiora alla mente l’idea di aprire un sito e-commerce.
La maggior parte delle persone si preoccupa del chi lo deve realizzare, del chi gli fa spendere meno, del chi gli offre il servizio migliore, di quale sia il miglior software di commercio elettronico e via tutta una serie di considerazioni.
Ma la domanda fondamentale che dovresti farti rimane sempre la stessa: perché vuoi avviare un sito e-commerce?
In questo post ci porremo esattamente questa domanda cercando di capire proprio quali sono le motivazioni che aiutano maggiormente ad avere successo nell’e-commerce.
Perché fare e-commerce è molto molto difficile e senza le giuste motivazioni si fallisce inevitabilmente.
- 1. Tu perché vuoi avviare un e-commerce?
- 2. Quante sono le imprese che falliscono (anche nell’e-commerce)
- 3. Perché i negozi on-line chiudono
-
4.
Perché vuoi avviare un e-commerce? (Chiediamocelo di nuovo)
- 4.1. 1. Vuoi fare soldi in poco tempo
- 4.2. 2. Vuoi fare soldi “dormendo”, senza fare niente
- 4.3. 3. Vuoi vendere qualcosa…
- 4.4. 4. Sono costretto: ce l’hanno tutti i miei concorrenti
- 4.5. 5. Amazon sta facendo barche di soldi. Anzi, navi di soldi. Voglio farle anche io.
- 4.6. 6. Sono in difficoltà economiche: ho bisogno di sostenere la mia famiglia
- 4.7. 7. Voglio essere il capo di me stesso
- 4.8. 8. Un negozio è troppo rischioso: l’e-commerce è più sicuro e costa meno
- 4.9. 9. Altre motivazioni sbagliate
- 5. Conclusioni
Tu perché vuoi avviare un e-commerce?
A tutti quanti è stato chiesto prima o poi “e tu da grande che vuoi fare?”.
Io a seconda dell’età rispondevo lo scienziato, l’astronauta, l’avvocato, il magistrato, il pilota, e via una sfilza di lavori dai più ordinari a quelli più… inusuali.
Alcuni di questi sono tra i primi 5 lavori più ambiti dai bambini.
Ma cosa c’entrano i bambini con l’e-commerce?
C’entrano. E c’entrano molto.
Perché quando ci approcciamo al commercio elettronico siamo spesso esattamente come loro: vediamo solo l’aspetto bello, divertente, affascinante.
Invece ci dimentichiamo di quanto sia difficile, in realtà, riuscire in quello che sogniamo di fare.
E fare e-commerce è molto molto difficile. Già lo sto ripetendo per la seconda volta.
Proviamo a immaginare un breve scambio di battute tra un bimbo e un adulto:
“Cosa vuoi fare da grande?”
“Il pompiere”
“E perché vuoi fare il pompiere?”
- “Perché mi piace l’idea di poter aiutare altre persone in difficoltà”
- “Perché mi piace l’idea di essere l’oggetto del sogno erotico di molte donne”
- “Perché non so fare altro”
Tutte risposte plausibili, nessuno lo mette in dubbio.
Ma chiunque comprende come alcune motivino più di altre.
Perché questo è il vero punto di tutta la discussione: qual è la motivazione che ti spinge a volerti buttare nel mondo della vendita on-line?
- Perché lo fanno già tutti i tuoi concorrenti?
- Perché Internet può essere un buon modo per ampliare il tuo mercato di sbocco?
- Perché vuoi fare tanti soldi in poco tempo e in modo facile facile?
- Perché ti hanno detto che con Internet si può guadagnare molto e senza fatica?
- Perché Amazon e gli altri big player dell’e-commerce stanno erodendo giorno dopo giorno il tuo mercato?
Le risposte sono tante e nessuna è giusta o sbagliata.
Solo tu sai perché vuoi costruire un sito e-commerce e buttarti nella vendita in rete.
Da solo sei probabilmente in grado di renderti conto se la tua motivazione è valida o se è solo un capriccio o qualcosa nella quale ti stai avventurando senza averne ben compreso i vantaggi e gli svantaggi.
Tuttavia, che ne dici se cominciamo a ragionare insieme sulle tue motivazioni riguardo l’e-commerce?
Cominciamo con il capire quante sono le aziende che falliscono, sia on-line che off-line: questo ci aiuterà a capire meglio quanto è difficile fare impresa: e il commercio elettronico é impresa!
Quante sono le imprese che falliscono (anche nell’e-commerce)
Nel corso degli ultimi 20 anni i fallimenti e le chiusure sono aumentati drasticamente tra le imprese italiane.
L’Osservatorio su Fallimenti, Procedure e Chiusure di Impresa del Cerved ci fornisce questi dati:
Dal 2013 noti che i fallimenti sono diminuiti. In realtà è un’illusione.
È semplicemente cambiato il modo di chiudere le aziende a causa di variazioni nella normativa che hanno reso fallimenti e procedure concorsuali meno appetibili. Trovi maggiori informazioni in merito nel rapporto del Cerved.
Infatti, in corrispondenza del calo dei fallimenti c’è un aumento delle liquidazioni.
Senza stare troppo a soffermarci sui dati, quindi, possiamo trarre una conclusione: le imprese italiane sono ancora in difficoltà.
Questi dati non tengono conto della differenza tra imprese tradizionali e imprese che operano solo sul web.
Per avere uno spaccato dell’e-commerce ci tornano utili i dati forniti dall’Indice dell’Economia e della Società Digitali dell’Unione Europea (riferiti al 2017):
L’Italia è rappresentata nella quintultima riga.
La barra rossa rappresenta il turnover delle imprese e-commerce. È un terzo dell’intera barra, il 33%!
L’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano ci fornisce qualche altro dato più specifico e ci dice che l’incremento delle chiusure dal 2009 al 2014 è pari al 128%:
1941 imprese potrebbero sembrare poche, ma se consideri che in Italia le imprese attive nel commercio elettronico sono circa 16000 allora la proporzione assume un’importanza ben maggiore.
Se ti fosse venuto in testa di calcolare una percentuale dei fallimenti, eccola: 1941/16000*100 = 12%.
Ma questo calcolo sarebbe molto molto approssimativo perché non terrebbe conto del turnover, del tempo di vita delle imprese e-commerce, del totale delle aperture e del totale delle chiusure… Insomma, sarebbe un dato quasi inutile.
Meglio tenerci il 33% calcolato dall’Unione Europea, anche se si riferisce al solo 2017.
Guardando agli Stati Uniti la situazione è solo parzialmente migliore:
In pratica il circa 22% delle piccole imprese muore entro il primo anno, il 50% entro i primi 5 anni, circa il 66% entro i primi 10 anni.
Paese che vai, fallimenti che trovi, ma il succo non cambia: fare impresa e fare e-commerce è molto molto complicato.
Tu perché vuoi aprire un e-commerce?
Continuiamo a ragionare sulle tue motivazioni.
Cerchiamo di capire, ora, perché i nuovi progetti imprenditoriali e i nuovi progetti e-commerce falliscono.
Perché i negozi on-line chiudono
Le ragioni che portano un nuovo business a fallire sono moltissime.
Possono essere raggruppate in 6 grandi macro-categorie:
- Amministrazione;
- Pianificazione;
- Esecuzione;
- Promozione;
- Gestione;
- Resilienza.
#1. Fallire a causa dell’Amministrazione errata. Se traduco “amministrazione” con “management” forse il concetto ti sarà subito più chiaro.
L’Amministrazione decide quali azioni deve compiere l’azienda, come le fa e quando le fa.
Se l’Amministrazione non è adeguatamente preparata all’e-commerce, il progetto di vendita on-line fallirà inevitabilmente.
Che dell’Amministrazione faccia parte una sola persona oppure un gruppo di persone è rilevante: se ci sono più persone che hanno idee diverse e non si riesce a quadrare il cerchio oppure si scende eccessivamente a compromessi, il fallimento è dietro l’angolo. Serve una direzione chiara.
L’Amministrazione dovrebbe anche avere l’umiltà di riconoscere le proprie lacune e affidarsi, quindi, a professionisti che possano indirizzarla. Anche i Re hanno i propri consiglieri.
Altre ragioni di fallimento imputabili all’amministrazione potrebbero essere queste:
- Inesperienza nel settore o nell’e-commerce in generale;
- Incapacità di pianificare il futuro con conseguente visione miope;
- Non volersi sporcare le mani;
- Potere di leadership carente;
- Incapacità di imparare dai fallimenti presenti e passati;
- Incapacità di pianificare l’uso delle risorse finanziarie;
- Incapacità di reperire le risorse finanziarie;
- Assenza di focus;
- Scelta sbagliata dei partner (tecnologici e non);
- Ostinazione;
- Impegno discontinuo o insufficiente.
#2. Fallire a causa della Pianificazione errata. Una pianificazione sbagliata o, peggio, una sua totale assenza, è una delle maggiori cause che porta le imprese a chiudere.
Pianificare vuol dire elaborare delle ipotesi sul futuro suffragate da dati ed evidenze empiriche.
In buona sostanza, pianificare vuol dire cercare di immaginare il futuro dell’azienda nei successivi 3-5-10 anni e cercare la strategia che si seguirà per rendere reale lo scenario ipotizzato.
Una buona pianificazione permette di sapere esattamente dove si vuole andare e di confrontare quanto ipotizzato con quanto poi accade realmente.
Questa “mappa” permette di capire se si sta andando nella giusta direzione o meno.
Perché un’azienda voglia avere speranze di sopravvivenza, deve pianificare quanto più possibile, decidendo quando si fa cosa, chi lo farà e quanto costerà farlo.
Soprattutto bisogna pianificare i tempi del rientro degli investimenti: se so che domani spenderò 100, devo sapere che nei mesi successivi guadagnerò costantemente 15 e che mi serviranno circa 6 o 7 mesi per riavere indietro i 100 inizialmente spesi.
La pianificazione riguarda l’approvvigionamento, il marketing, i costi, gli incassi e tutto ciò che riguarda la vita dell’azienda.
Altre cause di fallimento relative a una cattiva o carente pianificazione sono queste:
- Crescere troppo in fretta;
- Crescere troppo lentamente;
- Raccogliere troppi capitali esterni;
- Raccogliere troppo pochi capitali esterni;
- Assumere troppe persone troppo velocemente;
- Assumere poche persone troppo lentamente;
- Intervento di fattori micro-economici;
- Intervento di fattori macro-economici;
- Scelta sbagliata dei partner nei momenti sbagliati;
- Scelta sbagliata delle infrastrutture tecnologiche (tra cui anche la piattaforma per realizzare il sito e-commerce).
#3. Fallire a causa dell’Esecuzione errata. Una volta pianificata l’attività di business, poi bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare.
Se sulla carta sembra tutto rose e fiori, poi nella realtà potremmo trovarci ad avere a che fare con dei veri e propri rovi.
Potremmo avere le idee chiarissime sul da farsi, ma ciò che è nella nostra mente non sempre è reale.
Potremmo non riuscire a raggiungere il tasso di conversione pianificato, o potremmo spendere più del previsto per portare potenziali clienti sul sito o potremmo riuscire a portarne molti meno di quelli necessari.
Potremmo litigare con i nostri soci, o con i fornitori, o offrire livelli di assistenza al cliente inadeguati.
Tutto è perduto?
Non è detto.
Però, come ho detto, ci vuole l’umiltà di riconoscere gli errori e porvi rimedio. E questa umiltà è un altro dei fattori che possono concorrere al fallimento di un sito e-commerce.
Per riconoscere gli errori bisogna anche avere dei dati su cui fare riflessioni: la carenza di dati o l’incapacità di analizzarli o di raccoglierli sono anch’esse cause di fallimento.
Altre cause di fallimento relative all’esecuzione sono queste:
- Perdita del focus;
- Esaurimento delle risorse finanziarie;
- Assenza di Piani B;
- Sacrificio dei clienti in nome di maggiori profitti di breve periodo;
- Insufficiente cash-flow;
- Sottostima del lavoro necessario per eseguire i piani;
- Arrivo di nuovi concorrenti;
- Assunzioni sbagliate sulle abitudini di acquisto dei nostri clienti;
- Incapacità umane (i dipendenti – o il management – semplicemente non sono adeguati);
- Incapacità di trovare il product/market fit (la gente non vuole ciò che vendiamo così come glielo presentiamo);
- Monitoraggio dei KPIs sbagliato o completamente assente.
#4. Fallire a causa della Promozione errata. Questa è l’idea comune: apro il sito e-commerce, ci porto la gente sopra e faccio una barca di soldi.
Ma come la porti la gente sul sito?
L’errore principale relativo a quest’area consiste proprio nel parlare di “gente”: il termine è generico come generico è l’approccio alla promozione.
Quello che devi fare non è portare gente sul tuo sito di commercio elettronico, bensì portare traffico qualificato.
Il traffico è qualificato quando corrisponde a un profilo predeterminato in fase di pianificazione.
Se vendi sneakers non devi portare persone di 50 anni sul tuo e-commerce, ma ragazzi.
Oppure puoi anche decidere di portare donne più adulte, ma devi sapere che ai ragazzi e alle donne devi parlare in modo diverso e devi capire esattamente cosa questo significhi.
Questo giusto per rendere l’idea.
Nella pratica il traffico si qualifica a un livello molto più profondo, andando a raggruppare le persone in base a criteri come ll’età, il genere, gli interessi, il livello di studi, la professione, l’area geografica, l’uso di particolari strumenti, ecc.
E questi gruppi vanno intersecati l’uno con l’altro, per raggiungere, alla fine, “tutti ragazzi maschi dai 15 ai 23 anni che usano Twitter per comunicare con i propri amici, soprattutto la sera quando si organizzano per uscire e andare a mangiare al pub della propria città perché devono essere a casa entro mezzanotte.”.
“Raggruppare” è molto difficile ed è soggetto a errori.
Per esempio, nel raggruppamento che ho appena fatto ce n’è almeno uno: lo riconosci?
Ok, te lo dico: siamo sicuri che un ragazzo di 23 anni debba stare a casa per mezzanotte?
Raggruppare in modo preciso è fondamentale: ti permette di capire esattamente di cosa ha bisogno il tuo cliente ideale e di darglielo.
Non solo in termini di prodotti che vendi, ma anche in termini di informazioni, di linguaggio da usare, di estetica del sito, di termini da utilizzare per promuoverti (il cosiddetto copy).
Orienta anche i canali che usi per raggiungere queste persone, gli orari a cui le raggiungi e molte altre cose.
Per esempio, se sai che li raggiungerai tra le 15:00 e le 21:00, allora il tuo sito e-commerce dovrà essere pronto a ricevere un elevato numero di visite proprio in quelle ore!
Altri errori relativi alla promozione che possono portare il tuo sito a fallire sono questi:
- Scelta sbagliata dei canali;
- Stanziamento sbagliato del budget;
- Insufficienza del budget;
- Assenza di ottimizzazione dei flussi di canalizzazione e delle conversioni;
- Incapacità dell’infrastruttura tecnologica di reggere l’incremento del traffico;
- Messaggi troppo generici;
- Messaggi troppo specifici;
- Buyer personas elaborate in modo non corretto;
- Buyer personas assolutamente non individuate;
- Incapacità di analizzare i dati per identificare i punti critici da migliorare;
- Troppa competizione.
#5. Fallire a causa della Gestione errata. Gestire un e-commerce assorbe completamente tutto il tuo tempo.
Le attività da svolgere ogni giorno sono innumerevoli e vanno dal controllo delle performances alla gestione degli ordini e dei clienti.
Molti commercianti cadono esattamente a questo punto: hanno creato il proprio sito e-commerce, magari riescono anche a portarci su del traffico, ma poi non svolgono le attività necessarie per farlo funzionare.
Alcuni non caricano i prodotti, altri impiegano tempi biblici per rispondere ai clienti, altri spediscono in ritardo.
Il problema è che un e-commerce non è un distributore automatico e farlo funzionare richiede molto molto tempo.
Altre cause di fallimento che rientrano in questa categoria sono queste:
- Cattiva gestione dell’inventario;
- Ritardi nelle spedizioni;
- Ritardi nel rispondere ai clienti;
- Incapacità di fornire informazioni adeguate ai clienti;
- Incapacità di gestire l’assistenza clienti;
- Incapacità di gestire le operazioni logistiche;
- Perdite di tempo su aspetti irrilevanti;
- Assenza di pazienza;
- Incapacità di delega;
- Incapacità di aggiornamento (dei prodotti, dell’infrastruttura tecnologica, dei piani di business, ecc.)
#6. Fallire a causa della Resilienza assente. La resilienza è la capacità di fare fronte a situazioni avverse trasformandole in opportunità.
Agli esseri umani il cambiamento non piace molto e superato il momento di iniziale eccitazione tendiamo ad adagiarci sugli allori.
Quando siamo adagiati e ci troviamo di fronte a un problema di qualsivoglia natura, ecco che non abbiamo la reattività per farvi fronte.
Spesso quel che manca è soprattutto la capacità di trasformare il problema in opportunità.
Il caso più classico nel commercio elettronico è l’incapacità del sito di convertire i visitatori in clienti.
La maggior parte dei commercianti in una situazione come questa pensa di aumentare le spese in marketing confidando nella statistica.
Il suo ragionamento è che “più visite significa più potenziali clienti“.
Oppure semplicemente bolla il commercio elettronico come qualcosa da evitare perché non funziona.
Sono pochissimi quelli che invece approcciano il problema correttamente: indagando le motivazioni più nascoste dell’incapacità di convertire del sito.
È proprio in queste indagini che si nascondono le migliori opportunità: si potrebbe scoprire, per esempio, come aumentare il fatturato pur diminuendo le spese in marketing, o come portare più clienti ad acquistare più frequentemente, oppure si potrebbero scoprire nuovi mercati o nuovi canali per raggiungere più persone interessate ai nostri prodotti.
Trasformare le difficoltà in opportunità è un atteggiamento mentale che richiede costanza e perseveranza. Pazienza soprattutto.
L’assenza di resilienza è una delle cause più frequenti del fallimento degli e-commerce.
Il concetto di resilienza si spinge fino al punto di riuscire a trasformare il fallimento stesso in un’opportunità.
D’altra parte, moltissimi grandi imprenditori hanno fallito nella propria vita, anche più di una volta prima di riuscire a rendere profittevoli le proprie aziende.
Perché vuoi avviare un e-commerce? (Chiediamocelo di nuovo)
Se sei arrivato a leggere fino a qui sei già a buon punto: la tua motivazione deve essere notevole! 😛
Leggendo le cause maggiori di fallimento delle imprese ti sarai reso conto del perché la motivazione è fondamentale: avviare un impresa e condurla al successo è complicato e comporta tantissimo lavoro!
Ecco perché la motivazione è fondamentale: la motivazione è l’unica spinta che ti farà andare avanti quando proprio non ne potrai più. Perché spesso non ne potrai più.
Dovrai fronteggiare molte difficoltà: gli investimenti che non ritornano, i clienti che non comprano, le spedizioni che non arrivano, la noia di pubblicare prodotti e mille altre difficoltà.
Prima di continuare spiegandoti quali potrebbero essere le motivazioni sbagliate per aprire un e-commerce sappi questo: il mio obiettivo è fare in modo che tu non fallisca e per evitarlo sarò estremamente onesto.
Questo è controproducente per me: se tu non ti butti nell’e-commerce non rischierai di fallire e io avrò probabilmente un cliente in meno che verrà da me a chiedermi perché il suo e-commerce non vende e cosa deve fare per risolvere il problema.
Ciò nonostante ti spiego comunque queste cose perché il mio lavoro è molto più divertente quando ho a che fare con commercianti preparati rispetto a quando ho a che fare con commercianti che non hanno idea di quello che hanno fatto né tantomeno di quello che dovranno fare.
E il più delle volte, quando si rendono conto di quello che dovranno fare, non mi chiamano più perché non vogliono spendere soldi. E io ho perso solo tempo.
Di conseguenza il mio approccio sarà differente da quello che probabilmente hai incontrato fino ad ora: invece di dirti “forza, vieni a fare e-commerce perchè è bellissimo” ti dirò di non buttarti assolutamente in quest’avventura perché non fa assolutamente al caso tuo.
Se davvero sei motivato, non mi darai ascolto e io (o qualche altro mio collega) riceverò una tua telefonata o una tua e-mail perché vuoi saperne di più e vuoi essere aiutato a prepararti a fare e-commerce perché vuoi aumentare le tue chances di riuscire a vendere on-line.
Ora possiamo cominciare ad esaminare le ragioni sbagliate alla base del desiderio di avviare un e-commerce.
1. Vuoi fare soldi in poco tempo
Se ti aspetti di fare soldi dopo il primo giorno, allora hai sbagliato lavoro.
Se ti aspetti di fare soldi dopo il primo anno, allora hai sbagliato lavoro.
Se ti aspetti di fare soldi dopo il secondo anno, allora forse puoi valutare di aprire un e-commerce.
L’e-commerce è un’attività di impresa e richiede una pianificazione almeno triennale e un impegno di lungo periodo per poter dare i propri frutti.
Consideralo come un albero da frutto: lo pianti oggi e puoi mangiarne almeno dopo un anno. Non prima.
2. Vuoi fare soldi “dormendo”, senza fare niente
Se ti aspetti che aprendo un sito e-commerce lavorerai di meno, allora ricrediti.
Un sito e-commerce richiede molto più lavoro di un negozio tradizionale, richiede più persone e richiede più soldi nel lungo periodo.
Non c’è niente di male nel partire da soli, a budget zero e lavorandoci part-time.
Però devi essere consapevole del fatto che così non andrai molto lontano.
Devi essere consapevole che presto arriva un punto in cui devi spendere soldi, assumere persone o pagare dei consulenti e spendere molti soldi in marketing.
L’e-commerce può essere automatizzato, ma non è un distributore automatico.
3. Vuoi vendere qualcosa…
Benissimo: ma conosci il tuo prodotto?
Uno dei fattori critici del successo di qualunque attività economica è la competenza.
Su Internet questo è ancora più vero perchè i clienti sono molto più esigenti, complice l’abbondanza di informazioni.
Ti troverai a dover dare consigli sui tuoi prodotti a clienti che ne sanno molto più di te.
Questo succede perchè a loro il prodotto che stanno comprando interessa, magari è la loro passione.
Il “qualcosa” che vuoi vendere on-line è la tua passione? Se non lo è, allora, come disse Totò, desisti.
4. Sono costretto: ce l’hanno tutti i miei concorrenti
E su questo ci siamo: posso anche darti ragione.
Se i tuoi concorrenti ce l’hanno allora devi averlo anche tu, altrimenti semplicemente sarai mangiato.
Il problema, però, è che i tuoi concorrenti ci stanno mettendo impegno, sono determinati, ci stanno spendendo soldi (ma non posso garantirti che ne stiano guadagnando altrettanti).
Il punto è: quanto sei determinato a combatterli? Capisci che stai avviando una guerra e che la guerra per essere vinta va combattuta?
Per restare nella metafora: non basta comprare i carri armati. I carri armati poi vanno condotti sul campo di battaglia.
5. Amazon sta facendo barche di soldi. Anzi, navi di soldi. Voglio farle anche io.
Si, ma capisci che tu non sei Amazon?
Capisci che Amazon ha cominciato quando su Internet c’erano 10 persone?
Capisci che Amazon ha una visione di lunghissimo periodo e che è disposta a perdere moltissimi soldi pur di spazzare via la concorrenza?
Capisci che tu non hai la forza economica che ha Amazon?
6. Sono in difficoltà economiche: ho bisogno di sostenere la mia famiglia
Assolutamente non ti buttare nell’e-commerce! Non aggravare la tua situazione già precaria!
Se proprio vuoi lavorare nell’e-commerce ma ti trovi in questa posizione puoi fare queste altre due cose:
- Andare a lavorare per qualcuno che già fa e-commerce, sostenere la tua famiglia cercando di mettere qualcosa da parte e riflettere, riflettere tanto sull’opportunità di aprire il tuo e-commerce;
- Comprare un singolo prodotto da vendere, aprire un mini-sito-e-commerce e cercare di vendere quante più unità è possibile (e nel frattempo continuare a lavorare come dipendente).
In ogni caso il primo investimento che DEVI fare è in un corso per diventare e-commerce manager: questo ti darà gli strumenti intellettuali iniziali necessari per avviare un e-commerce, ti permetterà di acquisire le competenze (basilari!) necessarie per poter avere qualche possibilità di essere assunto (con retribuzioni più basse data la scarsa esperienza) e ti permetterà di comprendere meglio cosa significa davvero avviare e condurre un e-commerce.
7. Voglio essere il capo di me stesso
Benissimo, mi fa piacere tu sia ambizioso.
Ma la libertà è molto più difficile da gestire della “cattività”.
Se conduci il tuo e-commerce nessuno ti dirà cosa devi fare e nessuno ti imporrà il fare qualcosa di necessario.
Sarai l’unico responsabile di te stesso: sei capace di gestirti da solo in questi termini?
Banalmente: sei capace di rinunciare agli amici o alla famiglia perché devi caricare i prodotti sul sito?
Jason Cohen, fondatore di WP Engine e Smart Bear Software ha scritto un lunghissimo articolo riguardo questo punto: leggilo e vedi se ti conviene!
8. Un negozio è troppo rischioso: l’e-commerce è più sicuro e costa meno
Spiacente di infrangere i tuoi sogni: l’e-commerce forse è anche più rischioso di un’attività off-line.
Con un attività off-line, se sai guardarti bene intorno, puoi trovare un luogo in cui manca un servizio o un prodotto e aprirne uno tu.
Per esempio, nella mia piccola città, stanno aprendo proprio in questi giorni un sushi-bar, di fianco a un pub, di fronte a una yogurteria.
Il luogo è buono perché c’è sufficiente movida già attirata dalla concorrenza complementare.
A meno che non ne apra un altro esattamente uguale nelle vicinanze, il proprietario di quel sushi-bar sarà l’unico ad offrire questo prodotto nel raggio di qualche chilometro.
Su Internet non funziona così. Su Internet il tuo competitor è esattamente a un click di distanza da te e se non sei bravo non hai alcuna possibilità.
Ecco perché è molto più difficile vendere on-line che vendere off-line.
Per ciò che riguarda i costi, devo contraddirti di nuovo: certo, puoi aprire il tuo e-commerce con 100 Euro, ma per vendere sul serio on-line gli investimenti sono molto più considerevoli.
Magari puoi spalmarli meglio nel tempo, ma comunque non ti aspettare di uscirtene con qualche centinaio di Euro.
9. Altre motivazioni sbagliate
Di motivazioni sbagliate ce ne sono molte altre.
Paul Graham, cofondatore di Y-Combinator, uno dei fondi di ventur capital migliori del mondo, ha elencato 16 motivazioni sbagliate alla base della volontà di avviare una startup.
Molte sono valide anche se intendi avviare un e-commerce e possono aprirti davvero gli occhi e spingerti a riconsiderare i tuoi propositi.
Quest’infografica li riassume tutti.
Conclusioni
Ora dovresti avere ben chiare le motivazioni sbagliate che potrebbero spingerti ad aprire un e-commerce e quanto queste possano essere dannose per la tua attività e per il tuo portafogli.
Io posso darti solo un consiglio: pensa bene al motivo per il quale ti stai imbarcando in quest’avventura.
Un sito e-commerce è molto impegnativo da sostenere: all’inizio l’eccitazione è tanta, le speranze moltissime, i sogni ad occhi aperti si susseguono davanti ai tuoi occhi come un film d’amore.
Ma poi arriva il momento in cui il sito arriva on-line e nessuno se lo fila.
Tu nel frattempo hai speso soldi e continui a spenderne, ma le tue energie sono finite e non hai sufficienti motivazioni per andare avanti.
Alla fine il tuo e-commerce chiude o rimane “in coma” e tu hai solo buttato soldi, tempo ed energie mentali che avresti potuto spendere in qualcosa di meglio.
Quindi prima di spendere soldi per un sito di e-commerce valuta bene il Perché: ad andarci di mezzo sei tu ed il tuo portafogli.
Voglio farti rendere bene conto del fatto che un sito non è un giocattolo e imbracarsi nella gestione di un sito e-commerce non è un gioco.
Insomma: non stai mettendo su un distributore automatico che va avanti da solo!
Un sito di commercio elettronico NON è un distributore automatico!
Spero che ora tu te ne sia reso conto e che stia già cominciando a ponderare adeguatamente la scelta di aprirne uno.
Stai valutando l’idea di aprire un e-commerce? Quali sono le motivazioni che ti fanno propendere per questa scelta? Questo post ha cambiato la tua opinione, ora? Scrivimi nei commenti: mi interessa molto capire perché vuoi aprire un e-commerce e come questo post ha eventualmente modificato la tua visione del commercio elettronico.